Pruno selvatico spinoso – Prunus spinosa L. – Universo alpino

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Pruno selvatico spinoso – Prunus spinosa L. – Universo alpino

2024-06-04 17:39| 来源: 网络整理| 查看: 265

Regno: Plantae Sottoregno: Tracheobionta Superdivisione: Spermatophyta Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Sottoclasse: Rosidae Ordine: Rosales Famiglia: RosaceaeTavolaPrunus_spinosa_L.jpg

Pruno selvatico spinoso – Prunus spinosa L. – dal greco “prúnon” = il frutto del pruno, l’epiteto specifico dal latino “spinosus” = provvisto di spine.

Fiori: piccoli a cinque petali, bianchi macchiati di rosa, che appaiono in marzo-aprile, prima della comparsa delle foglie. Caratteristiche: arbusti a cespuglio, alti sino a tre metri, dai rami spinosi e fitti. Le foglioline sono dapprima pelose e quindi lucide, verde vivo, ovali e dentate; si formano alla fine della fioritura. Frutti, o drupe, blu-viola, coperti da pruina, ossia da una patina cerosa.

pru1Il Prunus spinosa, della famiglia delle Rosacee fa parte della vegetazione spontanea dei boschi di Valtellina, sino all’altitudine di 1600 metri. Si tratta di un arbusto decorativo, delizioso quando i suoi rami nudi si coprono di fiorellini bianchi picchiettati di rosa, inconfondibile quando si veste di foglioline verde scuro, ovali, dentate, che sembrano voler nascondere le lunghe spine che costellano i suoi rami. Ma la stagione più interessante per il Prunus spinosa è tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, quando su questo arbusto maturano le drupe blu-viola, coperte da pruina, ossia da un sottile velo ceroso e bianco. Disposte sui rami con tale grazia e con un equilibrio estetico che le trasforma in elemento decorativo. È opportuno sottolineare che corteccia, fiori e foglie contengono una sostanza che produce acido cianidrico, che è tossico, e si riconosce per il tipico odore e sapore di mandorla amara. Nelle prugnole invece la sostanza capace di trasformarsi in acido cianidrico non esiste; quindi, questi frutti possono essere gustati e utilizzati senza timore. Comunque anche i fiori, foglie e corteccia che gli erboristi consigliano per la cura di vari malanni, possono essere impiegati tranquillamente purché non si superino le dosi indicate nelle ricette. pru2.jpgPer quanto riguarda i suoi meriti nell’economia del bosco, nell’equilibrio ecologico della montagna il Prunus affonda le lunghe e tenaci radici stolonifere nel terreno sino a formare una larga rete che trattiene il suolo e lo affranca, contrastando l’azione della pioggia, soprattutto lungo i pendii e le scarpate in forte pendenza, dove è più frequente il fenomeno dell’erosione. Le prugnole contengono una buona percentuale di vitamina C e anche uno zucchero molto simile per valore energetico, a quello di canna. Non mancano l’acido malico, molto importante fra gli acidi organici, ossia gli acidi che provengono da organismi vegetali o animali. Nel frutto di cui stiamo parlando sono contenuti anche tannino e pectina che esercitano una precisa funzione sul sistema digerente. Nel complesso, la prugnola si rivela tonica, stimolante e ricostituente, disinfettante dell’apparato intestinale con azione astringente se consumata cruda, e lassativa quando viene cotta.pru3.jpgUnica precauzione da prendersi è quella di non rompere i noccioli che stanno all’interno della prugnola perché il seme in essi contenuto, dal tipico odore di mandorla amara, non è privo dell’acido cianidrico già descritto e che si trova anche nei semi delle pesche e delle susine. Che le prugnole siano frutti eccezionali l’hanno capito gli uccelli che si infilano con abilità fra i rami spinosi e fanno grandi scorpacciate di queste drupe bluviola che la pruina, in certi giochi di luce, illumina di riflessi perlacei. Avendo la fortuna di imbatterci in un Prunus spinosa, volendo possiamo utilizzarne i frutti per preparare un ottimo liquore. Si raccolgono mezzo chilo di prugnole, si pungono con un ago e si mettono in un grosso vaso a chiusura ermetica, aggiungendo pari quantità di zucchero; infine si copre tutto con grappa, gin oppure vodka. Una volta ben chiuso il recipiente va agitato ogni giorno sin quando lo zucchero si è sciolto del tutto. In seguito, per due mesi, va agitato due volte alla settimana. Passato il periodo indicato occorre filtrare, imbottigliare e conservare al fresco. Bere a bicchierini nei momenti di stanchezza o per ridare tono all’organismo. Attraverso la prugnola il bosco ci ha rivelato la sua ennesima ricchezza, un altro piccolo ma preziosissimo segreto.prunus-spinosa-2308288_1920



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